PROLOGO: Starkesboro, Massachusetts
Il suo nome era Rahne Sinclair. Licantropa scozzese, paladina dell’elusivo Popolo -una posizione giunta dopo una lunga carriera che l’aveva vista militare dai Nuovi Mutanti ad Excalibur, da ragazza complessata e timorosa di sé a passionale combattente decisa a percorrere una precisa strada.
Non voleva abbandonarla.
Non credeva che sarebbe stato così doloroso lasciare quella strada, anche se solo per poco tempo.
“Rahne, rjein…” la voce, profonda, leggermente gutturale, carica di tenerezza, giunse alle sue orecchie come da un mondo lontano. Lei respirò a fondo, inalando l’odore della pelliccia in cui il suo volto era immerso come a volerselo fissare nella memoria.
Mani grandi, forti, dalle dita artigliate, le accarezzarono i lunghi capelli rossi. Assaporò quel gesto come un assetato l’ultima goccia d’acqua.
Sollevò la testa, sollevò occhi arrossati dal pianto verso quelli ambrati e non meno tristi del suo lupo, della creatura dal lungo muso affilato. Gli accarezzò il naso. Il suo compagno, la sua metà…
Non trovava le parole. Non sapeva cosa dire. Era così ingiusto.
“Non voglio lasciarti,” riuscì a dire, alla fine. “Non ti lascerò.”
Jon Talbain strofinò il muso contro la guancia liscia. “E noi non lasceremo te. Se avessi bisogno di noi, mentre starai con i tuoi amici…”
Lei annuì. Per quanto fosse vero che dovesse anche cavarsela da sola, ora era parte del suo branco. Guardò gli altri tredici lupi mannari riuniti in cerchio intorno a loro. Molte di quelle creature le ispiravano ancora timore, per i loro precedenti, ma erano compagni tanto leali quanto agguerriti. E non voleva lasciarli…
Perché aveva accettato di separarsi dal suo amato, dai suoi compagni, dalla sua gente?
Perché c’erano degli amici non meno cari, nel suo passato. Amici che erano stati la sua prima famiglia. Amici che avevano bisogno di lei, adesso[1] .
E lei non poteva tirarsi indietro.
Rahne si sciolse definitivamente dall’abbraccio di Jon. Si voltò, per dirigersi verso l’elicottero fermo nella piazza centrale della città.
Salì a bordo. La porta si chiuse automaticamente.
Jon vide le pale del velivolo iniziare a girare. Rimase impassibile, mentre l’apparecchio si sollevava da terra.
Ma quando l’elicottero si allontanò dalla città, Jon Talbain scattò in corsa! Sfrecciò lungo la Main Street, che tagliava Starkesboro in due, raggiunse l’edificio della chiesa, ne raggiunse il tetto con due balzi. Si mise a quattro zampe ed inarcò il collo e la testa in un lungo ululato triste.
MARVELIT Presenta
Episodio 22 - Caccia di Mezzanotte, Atto Terzo: Lama Oscura, Zanna Lucente
Quando l’elicottero fu scomparso alla vista, Jon saltò giù. La sua postura era ora curva, la coda bassa fra le gambe. Uggiolava di tanto in tanto.
Si diresse così verso la casa dove loro abitavano…
“Sidar-Var.”
Si fermò, le orecchie ficcanti. “Mio alfa?”
Sir Wulf, il capobranco dei protettori del Popolo, si avvicinò al giovane maschio. Gli leccò un orecchio. “Capisco quello che provi. Se lo desideri, potrai stare in disparte, mentre…”
“No. Non posso restare da solo, adesso, a pensare a lei, a preoccuparmi senza potere fare niente. Impazzirei.”
L’ex Cavaliere di Wundagore annuì. “Allora andiamo. Dobbiamo scortare il branco migratorio, abbiamo già perso abbastanza tempo, recent*”
Davanti a loro, dal nulla, apparve una bolla di luce abbagliante, fatta di mille colori!
Un attimo dopo, la bolla si dissolse. Nella piazza di Starkesboro ora c’erano…una donna e una creatura che di umano aveva il corpo, vestita di pelle nera, ma la cui testa era un nudo cranio fiammeggiante!
Fu come se i due lupi avessero ricevuto una scossa! I muscoli scattarono più veloci del pensiero. Contemporaneamente, Jon afferrò il nunchaku alla vita e lo stesso fece Wulf con l’elsa nuda. Il lupo ululò, “Branco, a noi!”
Le armi saettarono: il nunchaku divenne una chain rod. L’elsa generò una striscia di luce solida!
L’essere fiammeggiante fu afferrato in una doppia morsa, dalla catena al torace e dal laccio di luce alle gambe. Sir Wulf tirò, e l’essere cadde giù.
“Questo è ridicolo!” esclamò l’essere, flettendo le braccia e le gambe; le fiamme avvolsero tutto il suo corpo. La catena fu spezzata, e il laccio di luce dissolto!
L’essere scattò in piedi. “Ci vuole ben più per tenere fermo…ARGH!” un colpo di artigli alla schiena lo sbilanciò.
La donna gridò. Improvvisamente, lei e l’essere fiammeggiante erano circondati dal resto del Pack:
1) Karnivor, compagno di Wulf e alfa a sua volta.
2) El Espectro, ovvero Carlos Lobo.
3) Maximus Lobo, nonno di Carlos.
4) IlPredatore nel Buio, un Deviante esiliato dalla sua stessa gente.
5) Fenris, il sinistro dio-lupo asgardiano.
6) Warewolf, il mannita
7) Kody, figlio di licantropo e di strega.
8) Ferocia, una licantropa venuta dall’Era Hyboriana.
9) Hellwolf, assassino russo di nobile lignaggio.
10) Volk, ex agente del KGB.
11) Sorella Ursula, giovane ma potente creatura reduce da una vita di repressione.
12) Nightwolf, l’unico essere umano, ma benedetto (o maledetto, secondo lui) da due potenti talismani del Popolo.
“Simulacro di Thulsa Doom!” ruggì Karnivor. “Muori!” Stese le mani in avanti, a coppa. Dai palmi callosi partì un colpo sferico di energia -la superbestia creata involontariamente dall’Alto Evoluzionario trovava la sua forza nell’odio, e in quel momento tale emozione era forte più che mai!
“Che stai dicendo, lup*Urrgh!” l’essere fu colpito in pieno,e proiettato all’indietro come un ciottolo. Rimbalzò più volte sul selciato. Il mannaro che lo aveva artigliato prima, un esemplare robusto come un grizzly, dalla pelliccia rossa e dalla criniera bionda e le zanne lunghe come pugnali, fece per saltargli addosso con un ruggito demoniaco…
“NO!” la donna si frappose fra di loro. “Non fategli del male, lui…” tacque di colpo. I suoi occhi si fissarono improvvisamente su quel maschio. E scoprì che anche quel maschio stava fissando lei con la stessa, intensa curiosità.
Una sensazione attraversò le loro menti allo stesso tempo, come un pensiero chiaro e limpido nascosto da un velo di nebbia.
Il tempo si fermò, per loro. Si trasformò in un eterno istante.
Il cuore della donna sembrava impazzito. Un solo nome cercava di emergere da quella nebbia...ma ricordava solo una lunga corsa disperata nella neve, una ricerca di aiuto che non avrebbe avuto…
Vide questo lupo mannaro, e vide in lui colui che era stato il suo compagno. “Kody…”
Il tempo tornò a scorrere normalmente. La donna mosse un passo, poi un altro… “Kody. NO!” un lampo esplose davanti ai suoi piedi. Lei si parò istintivamente il volto con le braccia.
Talbain si trovava ora fra Kody e la donna. La sua mano artigliata aveva tracciato un solco nel suolo. Jon fissava quest’ultima con un odio pari a quello di Karnivor. “Serva di Thulsa Doom, quale che sia il tuo gioco,” i suoi artigli si allungarono a dismisura “il tentativo finisce qui!” si voltò per colpire…e si ritrovò investito da una fiammata!
“Bethany Spaulding non è serva di nessuno, lupo!” disse l’essere, eruttando il fuoco dalla mano sinistra. “Cessate le ostilità, così vi chiede Ghost Rider. Cosa..?”
In tutta risposta, una forma lupina di pura energia schizzò fuori dalle fiamme! Velocissima,la bestia serrò le mascelle e tranciò di netto il braccio a Ghost! Il cavaliere fiammeggiante urlò, mentre fiamme schizzavano dalla bocca e dalle orbite.
Il lupo di fuoco atterrò sulle quattro zampe, poi l’energia si dissipò, rivelando Talbain. “Fuoco Infernale? Simulacro, i lupi sono creature pure, devi fare di meglio di così!”
“Ora basta, Jon.” Il comando giunse calmo e secco allo stesso tempo. Lui abbassò le orecchie, ringhiò, ma obbedì.
Sir Wulf si fece avanti. “Ora sappiamo che non sei un nemico. Karnivor,” guardò verso il lupo rosso in armatura ed ampio mantello “mi ha appena informato di te. Ti chiediamo scusa per la nostra reazione.”
“Ne ho passate di peggiori.” Ghost guardò verso il braccio amputato che giaceva a terra. Le sue orbite scintillarono.
Il braccio si trasformò in una sfera di fuoco, la sfera si levò da terra ed andò a ricongiungersi al corpo di Noble Kale. Appena l’arto fu al suo posto, Noble lo fletté un momento. “Sei un combattente valente, Jon. Pochi sono riusciti a danneggiarmi così.”
Kody si fece avanti. “Tu mi conosci, donna…ma io non conosco te. Il tuo aspetto ed il tuo odore e la tua voce…non mi sono familiari.”
Beth si fermò dov’era. “Kody…” i suoi occhi si inumidirono. “Sei proprio uguale a tuo padre. A Radius…Madre Gaea, se solo potesse vederti, adesso…”
Nessun attacco fisico avrebbe potuto sferzare più a fondo il licantropo! “Conosci mio padre?”
<Non sta mentendo.> attraverso un ponte mentale, Karnivor stava tenendo in contatto tutti i membri del Pack. <Ferocia?>
Agli occhi della licantropa hyboriana, la risposta poteva essere una sola. <Il corpo dell’umana non è che un guscio posseduto. Ospita uno spirito potente.>
Ormai la donna e Kody erano separati da un passo. Beth era così minuta di fronte alla creatura…
La mano di lei prese delicatamente una zampona di lui. Kody non fece resistenza, mentre Beth si portava l’arto al volto, invitando alla carezza. “Anche lui era così. Abbastanza forte da spezzare un albero, e delicato come la primavera. È così bello sapere che lui vive in te, figlio mio. Sono così fiera di te. Sono così felice di potere essere di nuovo con te.” Fece per abbracciarlo, ma fu lui a fare un passo indietro, questa volta.
“Madre..?” i pensieri di Kody erano un turbinio. Sua madre era morta quando lui era poco più di un neonato. Era morta, uccisa dalle streghe sue sorelle. Lo stesso Consiglio del Popolo era stato chiaro, su questo punto[2] … Era morta perché almeno lui vivesse…
Una parte di lui gli diceva di allontanarsi da questa sconosciuta che osava giocare con i suoi sentimenti, che era solo un trucco crudele.
Ma un’altra parte non la pensava allo stesso modo. Nel suo cuore, Kody voleva, doveva vedere la verità. Non avrebbe sopportato che il dubbio lo dilaniasse, non importa quanto assurde le dichiarazioni di questa…umana…
E successe: sotto la pressione emotiva, il potere latente in Kody si attivò. Le sue pupille scomparvero, lasciando solo due pozze dorate a fissare Bethany Spaulding.
A fissare la donna più matura, dai capelli neri e lunghi tenuti fermi da un cerchio di cristallo, vestita di un abito lungo dei colori del bosco. Una donna il cui odore per primo aveva imparato a riconoscere…
Kody cadde in ginocchio. Avvolse la donna fra le sue braccia, mentre Beth/Kara riusciva a stento a cingergli il collo, affondando il volto nella criniera.
“Così tanto tempo, piccolo mio. Non ti ho mai dimenticato…”
Lui non osava parlare, quasi non osava respirare. Aveva paura che se avesse pronunciato verbo, lei sarebbe scomparsa come un sogno…
Manhattan
Si muoveva agilmente in quel labirinto senza luce. Le tenebre erano il suo elemento naturale.
Era impressionato, doveva ammetterlo. Neppure lui aveva mai scoperto questo intrico di tunnel sotterranei, e dire che a New York il suo involontario ‘ospite’ ci era stato più volte.
Era come un mondo sotto il mondo. Se avesse dovuto muoversi alla cieca, avrebbe anche potuto perdercisi.
Ma l’uomo che un tempo era Blade, il cacciatore di vampiri, sapeva cosa cercava.
O meglio, lo sapeva l’entità che era recentemente diventato: Demogorge, il distruttore. Distruttore di qualunque entità soprannaturale. Il Divoratore.
E questi tunnel brulicavano di prede appetibili, la loro sola presenza era un faro irresistibile.
Anche se c’era dell’insopportabile purezza in loro, erano figli del Darkhold. Il potere oscuro che dava loro la forza lo avrebbe nutrito!
Demogorge era euforico: avrebbe rimosso degli ostacoli sulla sua strada e dato più forza ai piani del suo padrone… Ah, una preda!
A dire il vero, ad un osservatore esterno, sarebbe parso proprio il contrario: sarebbe parso che Blade fosse il cacciato, mentre una mostruosa figura coperta di pelliccia gli saltava addosso, ringhiando.
Invece, nelle tenebre,il ringhio si spezzò in un pietoso uggiolio. Poi si udì il suono della carne lacerata e delle ossa spezzate…
“Bethany Spaulding era una donna infelice, oppressa e frustrata, senza prospettive per il futuro.
“Insieme a quattro sue amiche, sotto la guida di una tutrice, Beth prese parte ad un rito magico[3] , allo scopo di evocare il mio spirito e quello di altre streghe. Usando la forza delle nostre anime, volevano vendicarsi dei torti e degli abusi subiti, ma alla fine erano state ingannate anche dalla loro Tutrice, il cui desiderio era sfruttare la nostra forza in nuovi corpi viventi. Beth e le sue amiche sono state scacciate dai loro corpi. E le altre streghe che hanno preso il loro posto erano così piene di rancore… Alla fine, la ‘piccola vendetta’ divenne un massacro insensato[4] .” Kara rabbrividì, stringendosi di più contro Kody.
La donna posseduta e il figlio della strega sedevano insieme a Ghost in mezzo al cerchio di lupi, nella sala conferenze del Municipio di Starkesboro. Kara non era preoccupata: sapeva che l’unione era un tratto fondamentale di ogni buon branco.
Kara riprese a parlare. “Noble Kale ha cercato di fermare le mie consorelle, ma è intervenuto un nuovo giocatore: Demogorge, il Divoratore. Ha ucciso le mie consorelle, e voleva uccidere anche me, ma in qualche modo sono riuscita a lanciare una magia che mi riconducesse a mio figlio[5] …” Guardò di nuovo verso Kody.
“A nome di tutto il branco e del Popolo, bentornata tra i vivi, allora, Kara moglie di Radius,” disse Sir Wulf. “Se questo Demogorge o chiunque altro dovesse minacciarti, sarai difesa come una del Popolo. Ora*”
Lo sentirono tutti! Come un ululato lontano in una notte ovattata, una richiesta di soccorso giunta da distanze inarrivabili se non per la mente. Quattordici musi e due volti umani si contrassero brevemente in una smorfia di dolore. Persino Ghost, se si doveva dare retta al suo improvviso guardarsi intorno, lo percepì.
La stanza scomparve, per lasciare il posto a un familiare tunnel del Morlockworld.
E ad una scena terribile!
Un essere umano già deformato da un potere più grande di lui, con occhi grandi e luminescenti e un sorriso di denti simili a zanne. Un’atroce parodia, dalla bocca e le mani insanguinate, in piedi sopra un mucchio di cadaveri di lupi mannari uccisi brutalmente, senza preavviso. Il tanfo del sangue riempiva l’aria con un’intensità nauseabonda.
“No…” la parola fu appena mormorata da Ursula. Fu sufficiente. Demogorge si voltò verso i protettori del Popolo. “E così ce ne sono altri…” la sua voce era gutturale. Ciuffi di pelo coprivano a tratti il suo volto.
Solo a quel punto, tutti videro la lupa mannara che lui stringeva senza sforzo per la gola…
“Minoxes!” esclamò Fenris.
Blade appoggiò una mano lunga ed artigliata al torace della femmina ferita, la regina del Popolo-Ombra che non era riuscita a difendere i suoi protetti… “Verrà anche il vostro turno, animali. Alcuni di voi sono ricchi di magia, la berrò e la assorbirò, come ho fatto con i vampiri, le streghe…ed i vostri simili, ora!” affondò la mano nella carne come nel burro. Il sangue schizzò in una fontana, il corpo impellicciato ebbe un ultimo spasmo, mentre Blade prendeva il cuore pulsante…per poi ficcarselo in bocca. Il suono della sua masticazione avrebbe perseguitato i sogni di questi lupi per molto tempo a venire.
Ursula fece per gettarsi addosso al mostro che fu uomo…e sbatté contro la parete. Rimbalzò con un uggiolio.
Wulf aveva il collo come una spazzola, ma la sua voce era controllata. “Per quanto rischioso, non possiamo permettere che trovi Starkesboro o qualunque altra comunità: Karnivor, teletrasportaci nel Morlockworld...”
“Avrete bisogno di aiuto,” lo interruppe Ghost. “Tutto quello che serve.”
Wulf scosse la testa. “Proteggi Kara, e sarà sufficiente. Lupi, non risparmiatevi. Buona caccia.”
Kody si riunì al branco. “Mamma…”
Kara annuì. “So che ce la farai.”
La luce avvolse i lupi, ed essi scomparvero.
Kara si strinse nelle braccia. “Gaea, proteggili, ti prego…”
Demogorge gettò via il corpo morto. Si leccò le labbra con una lingua assurdamente lunga.
Era stato un bel banchetto, grazie anche al potere assorbito dalle streghe. Insieme, questo branco di bestie possedeva una discreta dose di potere, ed ora lui era ancora più forte. Il fattore di guarigione assorbito dal Popolo Ombra aveva curato tutte le sue ferite…
Si guardò intorno, annusando l’aria -sì, c’erano ancora due o tre di questi cani ancora vivi. Li doveva prendere, doveva epurare il mondo anche dalla loro presenza…
Blade aggrottò la fronte -uhm, c’era anche un altro odore, metallico, strano. E puzzava di magia ancora più forte di questi licantropi.
Blade sorrise. Tanto meglio, altro potere da assorbire!
E ogni volta che un simile pensiero veniva formulato, un altro pezzo dell’anima di Blade veniva relegato in un limbo buio e remoto. E se ci fosse stata una speranza di redenzione, dopo questo ‘pasto’ essa si era ancor più assottigliata: perché uccidendo questi lupi del Popolo Ombra, Demogorge aveva assorbito ulteriormente la letale influenza del Darkhold. Il male puro ribolliva nel suo cuore.
Il Divoratore scese dall’orrenda pila di morti. Fece qualche passo nella direzione dello strano odore…e si ritrovò colpito alle spalle da un colpo di plasma! Fu abbastanza forte da perforare il suo petto all’istante. Demogorge cadde in ginocchio, sorpreso.
Voltò la testa...e sorrise. “Siete arrivati, dunque…Bene.”
Il Power Pack lo circondava. E sui loro musi non c’era la minima traccia di pietà.
Senza preavviso, Blade divenne nebbia. Aleggiò verso l’alta volta, dove iniziò a riprendere forma… e in quel momento, un sigillo luminoso apparve sulla sua forma! La nebbia semisolida urlò di dolore, mentre cercava invano di riprendere il controllo di sé.
Ferocia era concentrata più che mai nel mantenere l’incantesimo il più a lungo possibile…Purtroppo, nella foga del momento, aveva concentrato le sue forze in un esorcismo antivampiro, e c’erano molte altre forze all’opera in quel guscio, adesso…
“Ora…Basta!” Blade tornò di colpo solido, rilasciando un contraccolpo di potenza tale da sbattere la mannara contro la parete!
Blade volteggiò sopra una colonna di fuoco. “Non crediate di potermi fermare, voi inutili bestie! Io…urrk!” un pugno colossale lo colpì in pieno, sbattendolo con tale forza contro il soffitto da farcelo penetrare!
Un Fenris in modalità antropomorfa si fece da parte. Il Predatore nel Buio fu addosso al nemico con un solo salto. Afferrò la testa di Blade, e lo scagliò verso il basso. “Kody, a te!”
Il giovane mannaro era decisamente dell’umore giusto! Saltò incontro alla sua preda, mentre nella sua mano appariva la magica Windcutter -quel mostro voleva uccidere sua madre, e c’era solo un modo per impedirglielo…
Un suono di metallo contro metallo, un balenare di lame.
Kody atterrò nell’acqua bassa.
Blade fece lo stesso, ma ora nelle sue mani c’erano le sue spade. Uno squarcio apparve sul suo petto, ma il cacciatore sorrideva.
Kody presentava una ferita simile, e digrignava per il dolore. Cadde su un ginocchio.
Blade si voltò verso il resto del branco, una spada puntata verso di loro. “Posso uccidervi tutti, e lo farò.” Rise, e ad un suo comando, le fiamme avvolsero il Pack! Orrendi ululati di agonia riempirono il tunnel
“NO!” Kody scattò in piedi, gli occhi accesi di energia.
Blade si voltò verso di lui. “Sì, invece. La loro morte mi darà il loro potere, poi prenderò il tuo. È semplice, ineluttabile...” si accigliò improvvisamente.
Ignorando il suo avversario, Blade osservò le fiamme che consumavano i suoi nemici. “Devono essere morti, non mi sono certo risparmiato.” Ringhiò, frustrato. “Perché il loro potere non scorre in me?!”
Fu raggiunto da un’esplosione psichica di una potenza spaventosa! Lasciò cadere le spade nell’acqua, per reggersi la testa con le mani. Rivoli di sangue colavano dalle orecchie e dalle narici. Nella terribile nebbia di dolore, vide Karnivor ergersi davanti a lui.
“Perché la mia mente ha ingannato anche quella di Adam Warlock, carogna!”
Blade si trasformò di nuovo in nebbia. “Un’illusione, dunque! Astuto, ma non abbastanza!” un momento dopo, un rombo come di un treno giunse da un tunnel. Velocissimo, preceduto dal fronte di pressione. “Non sono costretto ad usare un potere alla volta, sapete?”
L’acqua arrivò come un muro solido…e fu fermata da un sigillo.
“E tendi anche a dimenticare chi sono i tuoi avversari!” ruggì Ferocia.
“Bah!” disse la nebbia. “Mi basterà…YEARGH!” improvvisamente, Blade tornò solido. Ricadde a terra, un corpo ustionato e dolorante. Prima ancora che riuscisse a toccare terra, Maximus Lobo ed il Predatore nel Buio gli furono addosso! Lo colpirono il primo alla testa ed il secondo al ventre, aprendolo come un pezzo di pane!
Blade finì quasi contro la parete…ma fu afferrato al volo per una gamba. Da Hellwolf.
“Piaciuto il mio argento nebulizzato, tovarich?” e dicendo ciò, il nero licantropo gli infilò il braccio nel torace. Blade fu trapassato come da una lancia!
Hellwolf, pregustando il pasto che avrebbe fatto di questo assassino…E invece, il suo braccio prese fuoco di colpo! E di nuovo Blade divenne nebbia, mentre Apokalov indietreggiava, reggendosi l’arto in fiamme.
Blade tornò solido, fresco come una rosa. “Un cuoco non rivela i suoi segreti. Tolto di mezzo te, Russo, nessun altro mi ustionerà con l’argento…Hm? E tu che vuoi, solitario?”
Sir Wulf si fece avanti, da solo, la spada laser sguainata. “Raccogli le tue armi, Demogorge.”
Il Divoratore sorrise. “Stai scherzando, vero?”
“Sono il capobranco. Sarà mio dovere e mio onore ucciderti di fronte a coloro che confidano in me. Per il mio branco e per coloro che hai ucciso oggi. Raccogli le tue armi.”
Blade stese le mani, con i palmi all’insù. Le sue spade lasciarono l’acqua e volarono nelle sue mani.
Blade, come il maestro che era, fece girare le sue armi in figure elaborate, prima di mettersi in posa. “Fammi vedere cosa sai fare, lupo.”
Sir Wulf attaccò! Scattò in avanti come una saetta, il mantello frusciante e teso, i passi che si lasciavano dietro una cresta d’acqua.
Per Blade, si muoveva al rallentatore, il fesso!
Sir Wulf lo fissò negli occhi.
Blade fece altrettanto.
Wulf snudò appena i canini
Blade sorrise.
Sempre più vicini…
CONTATTO!
Il sangue schizzò in un arco.
Un simile arco compì la metà di una delle spade, che si piantò nella parete.
Blade non sorrideva. Il sangue colava copiosamente da una ferita alla gola. Era praticamente rimasto fermo dov’era, incredulo, con un’espressione sorpresa sul volto. “Come..?” Poi, la lama di luce trapassò il suo occhio! Un tremendo odore di carne ustionata si diffuse nell’aria.
Blade rimase appeso alla lama come un pezzo di carne allo spiedo, troppo dolorante per concentrarsi, percorso da spasmi involontari.
“Non puoi versare sangue mortale, ricordi?” disse Wulf, dietro di lui, serrando la spada, il muso ad un passo dall’orecchio. “Puoi uccidere solo le creature della magia o imbevute di essa. E io sono un lupo naturale, non un licantropo.”
Blade stringeva i denti, nell’agonia. Il cervello era il suo punto debole: per quanto il resto del corpo potesse venire seriamente ferito, fin quando lui potesse attingere alla propria volontà per riparare i danni era un discorso. Ma il dolore ora soffocava ogni suo pensiero, gli impediva di concentrarsi adeguatamente…
Kody sollevò il braccio che impugnava la Windcutter. “Per te, madre mia! Muori, Demogorge!” e lo calò, lasciando partire una lama di aria solida capace di attraversare l’acciaio. Diretta al cervello di Blade!
…ma Blade non era diventato in primo luogo un cacciatore di vampiri, se la sua volontà non fosse stata ben più forte del dolore fisico…
La lama era ormai a neanche un metro dal bersaglio
…E nessun dolore poteva impedirgli di pronunciare un semplice incantesimo di teletrasporto!
Fu una sola parola mormorata a fior di labbra, ma bastò: Blade sparì di colpo. E Sir Wulf…
“NO!” ruggì Karnivor, mentre la lama colpiva impietosamente! La prontezza di riflessi di Wulf lo aveva spinto a proteggersi con il braccio sinistro, ma non fu sufficiente! La lama ‘sparata’ da Windcutter tagliò di netto l’arto, all’altezza del gomito!
Karnivor reagì all’istante. Avvolse la ferita stillante in un campo telecinetico…quindi fece sparire sé stesso ed il suo compagno.
Lasciando improvvisamente tutti gli altri soli nel tunnel!
Blade riapparve sul tetto di un edificio.
Nella sua lunga carriera di cacciatore di vampiri, si era abituato a pensare ai mannari come solo alle bestie sanguinarie e poco furbe, come quelle che aveva massacrato.
Questi esseri erano intelligenti, potenti ed organizzati. Avrebbe dovuto tenerne conto, per il futuro.
Appena avesse chiuso i conti con altri, certi suoi ‘cari amici’.
Sì.